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282 così parlò zarathustra - parte quarta

19.

In alto i cuori, o fratelli: più in alto, sempre più in alto!

E anzitutto non dimenticate le gambe! In alto le gambe, o voi leggeri danzatori: meglio ancora, danzate sul vostro capo!

Anche tra i felici v’hanno animali pesanti, dai piedi tondi sin dalla nascita. Ciascun d’essi si dà gran pena, simile a un elefante che tenti di reggersi sul proprio capo.

Ma meglio è mostrarsi folli nella propria felicità, che nella sventura; meglio ballare goffamente, che zoppicare. Vi sia esempio la mia saggezza: anche la peggiore delle cose ha due buoni rovesci di medaglia, — anche la peggiore delle cose ha buone gambe per danzare: imparate dunque anzitutto, anche voi, uomini superiori, a star saldi su le vostre gambe. E smettete di suonare su la tromba dell’afflizione tutte le malinconie della plebe! Oh quanto tristi m’appaiono oggi i pagliacci della plebe! Ma l’oggi appartiene al volgo!

20.

Danzate come il vento quando si slancia fuor dai suoi antri montani; egli vuol ballare al suono della propria siringa, e i mari tremano e balzano sotto i colpi del suo piede.

Lode a quel valido, a quell’indomabile spirito che dà agli asini le ali, che munge le leonesse, e spazzerà via come un uragano l’ora presente e la plebe!

Lode a quel libero, feroce, invincibile spirito d’uragano che odia e abbatte le teste dei cardi, le foglie vizze, e tutte l’erbe cattive; che intreccia danze su le paludi e su le tristezze, come se fosser prati; che ha in fastidio i cani tisici della plebe e la trista razza dei contraffatti; che irride e acceca con la sua polvere tutti gli afflitti e i corrotti!

O uomini superiori, ecco ciò che in voi è peggiore: voi non avete appreso a danzare come si conviene, — a danzare oltre voi stessi! Saltate dunque più in alto di voi! Che importa se vi fallì la meta?