Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/292

Da Wikisource.

il risveglio 293

lungo, Zarathustra ebbe un moto di fastidio per i suoi visitatori: benchè fosse lieto della loro allegria. Giacchè questa gli sembrava un indizio di guarigione. Ma ne approfittò per uscire all’aperto dove così parlò ai suoi animali:

«Dove è fuggita la loro tristezza?», disse sentendo vanire a poco a poco la sua nausea — «in casa mia, mi pare, hanno disappresa l’arte d’invocar aiuto!

— Se bene, purtroppo, non hanno smesso di gridare». E Zarathustra si turò le orecchie, poi che in quel momento stesso si sentiva l’I-A dell’asino stranamente mescolarsi alle grida festose di quegli uomini superiori.

«Essi son lieti, e, chi lo sa? forse a spese del loro ospite; pure se da me appresero il riso, non è già questo il riso mio.

Ma che importa? Sono gente vecchia: risanano e ridono a loro modo: i miei orecchi hanno inteso — senza che tuttavia io ne provassi dispetto — cose assai più vili!

Questo è giorno di vittoria: già s’arretra, già fugge lo spirito della pesantezza — il mio vecchio acerrimo nemico!

Come lieta si annunzia la fine di questa giornata che incominciò con tristi auspici!

Essa vuole finire. Già scende la sera: giunge a noi cavalcando d’oltre mare, la forte cavalcatrice! Come si culla beata, nel ritorno verso casa, su la sua sella di porpora!

Il cielo la guarda col suo limpido occhio: il mondo si giace nella sua profondità: o voi tutti, esseri bizzarri, che siete venuti a cercarmi, vedrete che presso di me mette conto di vivere!».

Così parlò Zarathustra. E di nuovo le risa e le grida degli uomini superiori convenuti nella caverna risuonarono a’ suoi orecchi. Ed egli riprese a parlare così:

«Essi abboccano all’amo: la mia esca si palesa efficace: anche da loro s’allontana il nemico — lo spirito della pesantezza. Già apprendono a ridere di sè stessi, se io non m’inganno! Il mio cibo dator di vigore e le mie forti sentenze non riescono inefficaci: e, invero, non di legumi che gonfiano io li nutrii, bensì dei cibi che si convengono ai guerrieri, ai conquistatori: nuove brame io destai in essi.

Nuove speranze agitano loro le braccia e le gambe, e il loro cuore si allarga. Essi inventano nuove parole: in breve il loro spirito diverrà temerario.