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298 | così parlò zarathustra - parte quarta |
Che Colui viva o riviva o sia morto da vero — chi di noi due può dirlo con sicurezza? Lo domando a te.
Una cosa so tuttavia, e da te stesso l’ho appresa un giorno: chi vuole uccidere del tutto, ride.
Non con la collera, bensì col riso si uccide — così tu parlasti un giorno, o Zarathustra: tu misterioso, tu distruggitore sereno, tu santo seduttore. — tu scaltro!».
2.
Allora avvenne che Zarathustra, meravigliato di quelle risposte maligne, indietreggiò con un salto sino alla soglia della sua caverna e gridò ad alta voce, rivolto ai suoi ospiti: «Pagliacci e buffoni! A che dissimulate e nascondete le vostre anime dinanzi a me?
Ah! ciascuno di voi gioiva maliziosamente in cuor suo d’esser ridivenuto pio come un bambino? d’avere, a somiglianza dei bambini, pregato un’altra volta, e un’altra volta congiunte le mani profferendo: «Buon Dio?».
Ma ora fate sgombra dai fanciulli questa camera, la mia caverna, dove oggi tutto ciò che è puerile s’è dato convegno.
Ravvivate all’aria aperta la vostra impudenza e la stupidità fanciullesca del vostro cuore!
Certo: se non diventate simili in tutto ai bambini, non potrete entrare in quel regno dei cieli». E Zarathustra accennò verso l’alto.
«Ma noi non ci curiamo del regno dei cieli: siamo fatti adulti, — e vogliamo il regno della terra».
3.
Poi Zarathustra disse ancora: «O miei nuovi amici, — o voi uomini strani, superiori, quanto mi piacete ora!
— Voi avete ritrovata la vostra allegria. Siete tutti rifioriti; e a me sembra che a sì fatti fiori si convengano nuove feste; — qualche piccola sciocchezza sincera, qualche cerimonia divina,