Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/300

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il canto d’ebrezza 301

le mani per moderar l’impeto dei suoi ammiratori; tuttavia senza parlare.

Poi improvvisamente volse la testa, come attratto da qualcosa: avvicinò un dito alle labbra, e disse: «Venite!».

E subitamente si fece silenzio all’intorno; poi dal basso salì a loro il suono d’una campana.

Zarathustra stette in ascolto, e con lui gli uomini superiori; poi egli appressò un’altra volta il dito alla bocca e ripetè: «Venite! Venite! Andiamo incontro alla mezzanotte!» — e la sua voce erasi cangiata. Ma ancora non si moveva dal luogo dove si trovava: e il silenzio e il mistero s’accrebbero; e tutti stavano in ascolto, anche l’asino e gli animali di Zarathustra, l’aquila e il serpente, e la caverna medesima e la grande e fredda luna, e la stessa notte. Ma Zarathustra accostò per la terza volta il dito alle labbra e disse: «Venite! Venite! Mettiamoci in cammino! È l’ora! Camminiamo dentro la notte!»

3.

O uomini superiori, noi andiamo incontro alla mezzanotte: perciò voglio dirvi all’orecchio quello che all’orecchio mi susurra la campana: così famigliarmente, così terribilmente, così cordialmente voglio dirvelo, come quella campana della mezzanotte, — che ha veduto assai più cose che non un uomo — lo dice a me.

Poi che essa ha già contato le pulsazioni dolorose dei cuori de’ vostri padri — ah! ah! come geme! come ride nel suo sogno! la vecchia, profonda, profonda mezzanotte!

Silenzio! Silenzio! Ora si possono udire molte cose, che di giorno non si intendono: ora, con quest’aria fresca, mentre tace anche l’ardore de’ vostri cuori — ora essa parla, si fa udire, s’insinua nelle anime notturne e troppo a lungo deste!

Ah! ah! com’essa geme! come ride nel sogno!

— Non senti come parla a te familiarmente, orribilmente, cordialmente, a te, la vecchia, profonda, profonda mezzanotte?

Bada o uomo!