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50 così parlò zarathustra - parte prima


Anche se tu sei affabile con loro, sentono che in fondo tu li disprezzi; e compensano i tuoi benefizi con altrettanti danni celati.

Il tuo orgoglio taciturno li irrita: essi esultano se una volta tanto sei abbastanza modesto per esser vanitoso.

Noi non riconosciamo in un uomo se non ciò che cerchiamo d’esaltare in lui.

Perciò guardati dai piccoli.

La lor miseria arde contro di te nel desiderio di una vendetta invisibile.

Non t’accorgesti mai come improvvisamente ammutolirono quando tu andasti incontro a loro, e come perdettero ogni forza, fatti simili al fumo d’un fuoco che va spegnendosi?

Sì, amico mio, per i tuoi vicini tu rappresenti la cattiva coscienza: poi che essi sono indegni di te. Perciò ti odiano e vogliono succhiare il tuo sangue.

Essi saran sempre mosche velenose; ciò che in te è grande non fa che renderli più desiderosi di nuocere.

Ripara, amico mio, alla tua solitudine: là dove spira un vento rude e impetuoso. La sorte tua non è di essere un cacciamosche».

Così parlò Zarathustra.




Della castità.

«Io amo il bosco. Nelle città si vive male: ci son troppi lussuriosi.

Non è forse meglio cadere nelle mani d’un assassino, che nei sogni d’una donna lasciva?

Osservate questi uomini: il loro occhio lo dice — essi non sanno far di meglio in terra che giacere presso una donna.

Nel fondo della loro anima è fango; e guai se il lor fango possiede dello spirito!

Almeno foste animali perfetti! Ma privilegio dell’animale è l’innocenza.