Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/78

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il bambino allo specchio 79


Simile ad un grido di giubilo io voglio attraversare i vasti mari: voglio ritrovar le isole beate dove soggiornano i miei amici!

E tra loro anche i miei nemici! Come amo ormai tutti quelli con cui m’è dato parlare! Anche i miei nemici sono gli artefici della mia gioja.

E quando voglio salire in groppa al più selvaggio dei miei cavalli, la mia lancia m’è più utile d’ogni altra cosa: perchè essa è pronta sempre a secondare il mio piede.

La lancia, che io getto contro i miei nemici! Quanto sono grato ai miei nemici di poterla un’altra volta agitare!

Troppo forte era la tensione della mia nube! tra le risate delle folgori io voglio far scrosciare la gragnuola nell’abisso!

Allora il mio petto si solleverà liberamente e il soffio della sua tempesta scenderà giù pei monti: sarò così liberato.

Invero, simili a un uragano, mi assalgono la libertà e la gioja! Ma i miei nemici devono credere che il demonio infurii sopra le loro teste.

Sì, anche voi avrete spavento, o miei amici, della mia selvaggia saggezza; e voi pure, forse, vi darete alla fuga.

Ah se conoscessi l’arte di richiamarvi a me con suono di zampogna! Ah se la mia leonessa «saggezza» sapesse ruggire teneramente! Quante cose noi abbiamo già apprese insieme!

La mia selvaggia saggezza divenne grande sui monti solitari: su la nuda roccia, essa partorì i suoi nati; l’ultimo nato.

Ora essa corre come pazza attraverso il duro deserto in cerca d’una zolla erbosa — la mia vecchia e selvaggia saggezza!

La tenera zolla dei vostri cuori, amici miei! — Sul vostro timore essa vorrebbe posare ciò che ha di più caro!».

Così parlò Zarathustra.