Pagina:Costantino Beltrami.djvu/59

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ciante veneto spingevasi animoso verso l’oceano Indiano, ove senza la sedizione de’ suoi avrebbe forse contemporaneo a Colombo raggiunto la meta. Ma la posterità è quasi dimentica di così ardito navigatore, poichè la storia spesso ingiusta non registra il più delle volte che gli ottenuti successi. Tali geografici cenni valgano a meglio rilevare l’importanza dei luoghi dal Beltrami ricerchi.

L’uomo, essere nobile e perfettibile dotato di quel lume sovrano che lo innalza eminente e distingue dai bruti, oh! come giace egli pure dimentico de’ suoi preziosi attributi, ove l’opera non lo soccorra della civiltà e della religione. Tale era il miserando spettacolo che allo sguardo del Beltrami presentava una famiglia Indiana, confusa di sesso, coperta di ruvide pelli a seconda del variante clima, accovacciata sotto di angusta volta di corteccie intessute di vimini, comune il letto e la mensa al cane ovunque fedele, ed all’orso addimesticato, pronta solo ed obbediente allo stimolo della fame e della vendetta. Le due compagnie di commercianti e barattieri inglesi, abusando de’ privilegi concessi loro dalla Carta di Carlo II, carta foggiata sulla troppo famosa bolla d’Alessandro VI., immaginavano lo strano partito di frapporre alla civiltà loro un terzo stato d’uomini venduti e vili, che sposandosi a donne selvaggie inselvatichissero essi medesimi, onde essere mediatori nei cambi e barriera ad un tempo ad ogni civilizzato costume. Tale ibrida razza portava nome di Bois Brulè dal colore più fosco