Pagina:Costantino Beltrami.djvu/66

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pria coscienza, altra religione che quella dell’Evangelo, altra causa a propugnare che quella della grande famiglia del genere umano, ascoltando solo il bisogno di prestare omaggio alla ragione ed alla verità.

Vero è che inoltrando sul suolo del Messico sulla scena di tanti scandali e di tante concussioni, ove ad ogni tratto si incontravano monumenti di una brutale conquista e di un governo geloso di conservare un potere da tre secoli esercitato con tiranniche leggi, e dove le più venerande istituzioni ed i riti più santi di nostre religiose credenze furono avviliti dalle più volgari superstizioni e dai più vituperevoli abusi a favorire sordide avarizie e vergognose libidini, vero è, io diceva, non essere ciò proprio a risvegliare i sentimenti i più miti, ed a consigliare parole le più circospette segnatamente quando vivi sieno ancora i crucci dell’esilio e di una forzata migrazione in mezzo ad un popolo, che tronfio di riuscite imprese e il cuore incitato dal tumulto confuso di veementi passioni, ondeggia inebriato dalla seduzione di mutate sue sorti. Tale era la condizione del Beltrami quando, piena la mente di dolorose memorie e di fervidi desideri, scendeva a visitare la Nuova Spagna, il cui regime era di fresco rivolto a stato federativo caldo ancora e grondante del sangue delle vittime cadute, disteso ancora sulla piazza di Padilla il cadavere d’Iturbide.

Disceso abbastanza prosperamente l’ultimo tratto del Mississipì, trovasi il Beltrami alle di lui foci, ove