Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/103

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capitolo secondo 95

il prezzo col suo lavoro. Il suo stato, sempre più impacciato, pose in timore il compratore di una piccola terra da lui venduta, il qual pretese non solamente la ratifica della vendita di mano di Susanna Fontanarossa, sua moglie, ma anche di que’ figli maggiorenni, che si trovavano allora con lui. Quindi il 7 agosto 1473, Cristoforo Colombo, e il malaticcio Giovanni Pellegrino accompagnarono a tale effetto la loro madre allo studio di Pietro Corsaro.

Queste date autentiche provano che in quel tempo il soggiorno di Colombo in casa de’ suoi genitori fu di quasi un anno. Quivi, come nella sua infanzia, egli era ad essi affezionato e sottomesso; gli aiutava come poteva meglio nelle sue proprie strettezze, e s’identificava talmente con loro, che, abitando sotto il tetto paterno, facendo vita in comune, considerava sè stesso come appartenente alla corporazione degli scardassieri. Nell’atto del 26 precedente agosto, gli era stata data la qualità di scardassiere di lana, insieme con suo padre. Sia che non volesse, alla presenza del vecchio avvilire la sua professione, e rinnegare il suo antico mestiere, sia che il prestatore, mercante di lana, avesse fatto di questa qualità una condizione per accettarlo piegio, fatto sta che Cristoforo Colombo figurò nell’atto, non come uom di mare, ma come scardassiere. Suo padre, sua madre, i suoi fratelli, lavorando tutti in lana, ei doveva naturalmente, vivendo con essi, esser creduto un de’ loro: ma è certo che in quella povera casa fabbricava carte di mare, copiava manoscritti, cui di tanto in tanto portava a Genova, ove comprava e vendeva libri stampati; perlaqualcosa v’ebbero scrittori contemporanei i quali asserirono che faceva il mestier di libraio a Genova.

Alcune settimane dopo, Cristoforo Colombo era tornato in Portogallo.

Mentre Cristoforo maturava nel 1474, i suoi giganteschi progetti, Domenico, suo padre, ascritto alla confraternita dei maestri scardassieri, chiamato a deliberare sui loro statuti, considerandosi come stabilito definitivamente a Savona, desiderò possedere un piccolo podere in quel territorio. Certamente, egli si teneva sicuro di qualche inaspettato soccorso. La fortuna gli aveva fatta in sogno una qualche magnifica promessa: checchè