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capitolo ottavo 225

cominciò a piovere. Dopo mezzogiorno il vento ricominciò a soffiare gradevolmente, e la Santa Maria mise fuori tutte le sue vele. Si viaggiò così fino a sera. Essendo quel mare seminato d’isole, e coperto di bassi fondi, ove sono degli scogli, l’ammiraglio rimase fermo sulla tolda tutta la notte che fu piovosissima. La dimane ripigliò la via con vento forte, e alle tre dopo mezzodì riconobbe a cinque leghe di distanza sette od otto isole, che chiamò «le isole di Sabbia» a motivo della poca profondità del mare intorno ad esse. Vi si gettarono le ancore per la notte.

Il venerdì, al levar del sole, fu messa la prora al sud-ovest, e si continuò a navigare in mezzo alle isole. La dimane, un buon vento spinse le navi fino a sera, e da mezzo le ombre apparve la terra: ma le caravelle si tennero prudentemente ad una certa distanza a motivo dell’oscurità. La pioggia cadeva a torrenti.


§ III.


La domenica, al primo albeggiare, Colombo vide innanzi alle caravelle svolgersi, in tutta l’estensione del sud-ovest, una terra, che facea vista piuttosto di continente che d’isola.

Le cime degli alti monti, tinti color di rosa, e i contorni pavonazzi de’ gioghi minori gli ricordarono le montagne della Sicilia. Profumi più squisiti, più penetranti presagivangli una maggior ricchezza del suolo. Quanto più avanzava e poteva veder meglio ogni forma, scerneva tanto più una potenza di vegetazione fino allora sconosciuta. Non era più la folta e confusa verdura delle Lucaie; qui la varietà degli aspetti, i pittoreschi contrasti e l’ingegnosa combinazione degli aggruppamenti sopravanzavano l’umana invenzione.

Primieramente erano presso la riva alberi di cocco, cactus enormi, l’agave karatus, tribù di palmiferi dalle forme variate, felci arborescenti, l’assalia dai fiori gialli, il ketmio acido, l’acetosa gigante, che sollevava per ben due metri le sue foglie rosse, il cappero dai grossi baccelli, la sensitiva irta, il mogano, l’acajou, la zucca dalle lunghe foglie.

Roselly, Crist. Colombo. 15