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introduzione 37

mondo diplomatico, sì noto ai poveri, e sì caro alle arti, alle lettere e sopratutto al Cattolicismo, faceva eseguire a Parigi dal suo compatriota, l’eccellente scultore Raggi, un gruppo notevolissimo rappresentante Cristoforo Colombo nel momento della scoperta.

Correndo il 1852, il nostro illustre amico, conte Tullio Dandolo, pubblicava a Milano il suo libro I secoli di Dante e di Colombo, nel quale riproduceva la parte del nostro la Croce nei due Mondi, che risguarda il carattere religioso di Colombo; e tutta Italia applaudiva a questa nuova opera. In quel mentre medesimo, a Parigi, Lamartine adoprava la penna in onore di Colombo colorando poeticamente un mezzo volume della sua miglior prosa. Poco appresso un degno uom di mare, che, avuto risguardo alla rettitudine delle sue intenzioni, noi non mentoveremo per nome, mescolava stranamente la finzione colla storia, in un grosso volume, e credeva seriamente di avere scritto da vero uom di mare la vita dell’eroe dei mari.

Nel 1853, l’unico discendente dei conti Colombo di Cuccaro, ultimo membro superstite della famiglia di Colombo, monsignor Luigi Colombo, prelato domestico di Sua Santità e segretario della Congregazione delle Indulgenze, componeva uno scritto sopra il suo immortale antenato. Nel suo libro che si andava stampando al tempo della nostra ultima dimora in Roma, e di cui l’illustre prelato ebbe la cortesia di comunicarci le bozze, è sollevata la quistione della nascita, ma non è definitivamente risoluta. Quantunque tale opera offra piuttosto un insieme di giudizi sotto l’aspetto esclusivo del parentado, che non una storia reale delle scoperte di Cristoforo Colombo, pure reca luce sui servigi che ha resi al mondo l’Uomo che ne integrò lo scovrimento.

Il 20 febbraio 1854, l’omaggio più solenne che ricevesse Cristoforo Colombo gli fu tributato a Genova.

Sua maestà il re Vittorio Emanuele era venuto colla real famiglia, la corte, i ministri, il corpo diplomatico, le deputazioni delle camere legislative ad inaugurar la strada ferrata che unisce il porto di Genova colla metropoli del Piemonte. Alla presenza del monarca, dei principi e dei grandi del regno, dinanzi