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Pagina:Critone.djvu/27

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Socrate. O Critone, come va a quest’ora? non è ancora mattino?

Critone. Oh sì!

Socrate. Che ora è mai?

Critone. È quasi alba.

Socrate. Mi maraviglio come il carceriere t’abbia lasciato entrare.

Critone. È tanto che io ci vengo1, che oramai egli mi s’è un poco domesticato; e poi gli ho fatto anche bene2.

Socrate. E sei tu venuto ora, o è un pezzo?

Critone. Un gran pezzo.

Socrate. E perchè non isvegliarmi subito, e ti sei posto a sedere allato a me, in silenzio?

Critone. Perchè neanche io, per Giove, vorrei stare a vegghiare, con tanta tribolazione3. E poi



  1. Da che Socrate attende, nel carcere, che tomi la nave sacra da Delo, e venga così il giorno dalla sua morte.
  2. Il carceriere permetteva ormai agl’intimi di Socrate di passar la giornata con lui discorrendo
  3. Critone giudica da sè. Se toccasse a lui di dover morire, il pensiero della morte prossima gli sarebbe tal peso che solo sollievo gli sarebbe dormire. La serenità di Socrate gli provoca un ingenuo stupore.