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Pagina:Cucina teorico-pratica.djvu/13

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Tre o quattro dozzine di piccoli spiedini di ferro filato (ma bastantemente consistenti), da servire per braciolette, ed uccelletti.

Una piccola mannaja con manico, per tagliare ossa, e spine di forti pesci.

Due coltelloni, detti trincianti, uno più grande dell’altro.

Due taglia-lardi, sottili, e lunghi di dieci o dodici pollici.

Due coltelli per le paste, con lama dritta, e molto sottile.

Due coltellini, per mettà di quelli di tavola, con la punta storta, e con lo sguscio che abbia anche il suo taglio. Questi servono per disossare.

Due o più coltellini col manico, colle lame come i temperini, per disossare quaglie, cucciarde, ed altre cose simili.

Due altri lunghi un terzo di palmo, e larghi come uno stretto fusillo. Questi servono per forare i piccoli cocozzoli.

Varii cava-frutti.

Le misure della caraffa e mezza caraffa, di latta.

Le due più piccole misure d’oglio, cioè il misurello, e mezzo misurello, all’uso di Napoli, per regolare il quantitativo da impiegarsi nelle diverse salse che van fatte con l’oglio.

Un pajo almeno di aghi di ferro bastantemente lunghi, per incosciare i polli.

Degli altri aghi per spago, per cucire i panni-lini, e per i rifreddi; e degli altri per filo grosso, e sottilissimo, per cucire le galantine.

Varj bottoni di cristallo, per conservare i differenti sensi, o spiriti.

Quattro conocchielle, per cavare il sugo dagli agrumi.