Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/171

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Ma dall’altra parte Platone ha taciuto, Archita ha approvato il ragionar di Ponzio... Or vedi come sono le nienti degli uomini! Io corro subito all’altro estremo... Socrate avesse egli mai il torto, ed avesse ragione Aristofane, che lo credeva pericoloso per la nostra cittá? E difatti non eran forse gli ateniesi abbastanza ciarlieri? era la disputa quella di cui noi avevamo bisogno? Io so che le intenzioni di Socrate erano pure; che egli volea far la guerra ai sofisti, piú pericolosi di lui; ma, volendo insegnar l’arte della disputa, ne ispirò l’amore, ed i suoi precetti divennero inutili, perché poi, quando si ama troppo disputare, è inevitabile molte volte disputar male. Gli dèi perdonino a Socrate; ma chi può preveder quante stravaganze nasceranno nella nostra cittá? La scuola de’ pittagorici ha tenuta una condotta diversa, c pare che siesi avvicinata al metodo de’sanniti; perché né ha fomentato mai l’amore della disputa, né ha mai predicata una virtú separata dagli affari domestici; ma i suoi seguaci si sono rimescolati tra gli uomini, e quasi han detto: — Io son uomo, e tutto ciò che è umano può esser mio diritto o mio dovere. — Queste riflessioni mi han mosso a legger vari libri scritti dai pittagorici sulla morale. Ti manderò le Istituzioni etiche, che Archita ha scritte per uso di suo figlio ( 0. Tu, leggendole, vedrai che la massima fondamentale di Pittagora è la temperanza e l’amor del lavoro. Ed io incomincio a credere che non ve ne possa esser altra. Degl’iddii non si parla se non quanto è necessario; e la morale non è fondata sopra le opinioni religiose, sempre varie e sempre variabili presso tutti i popoli. Di qualunque opinione sia un uomo, di qualunque setta, potrá esser pittagorico. Invece di far servire la religione a stabilir la morale, Pittagora fa servir la morale a dimostrar la religione; e quella sola religione sará vera, che fará del bene agli uomini. Cosí si evitano egualmente i due scogli dell’empietá e della superstizione. (i) Si troveranno alla fine di questo libro.