Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/211

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giá meritato quel titolo di «principe della commedia», che, piu di un secolo dopo, gli ha dato il principe de’ vostri filosofi, Magnete d’Icaria appena balbutiva tra voi un dialogo goffo e villano, che tutta ancor oliva la rusticitá del villaggio ove era nato (*). Quando la commedia tra voi nasceva, tra noi era giá adulta. Forse nella prima sua etá il nostro teatro sará stato simile al vostro. Avremo avuti anche noi, in tempi piú lontani, quei carri sopra i quali qualche nostro Tcspi avrá trasportato, ne’ giorni di festa, que’ suoi ciarlatani, che, tinti il viso di feccia, destavano ora riso, ora spavento, in un popolo ancora fanciullo. E riteniamo anche oggi una specie di tale antichissima commedia, che narrasi esser stata inventata dagli osci, primi abitatori di gran parte dell’ Italia, e che oggi chiamasi «atellana» dal nome della cittá dove l’uso se ne è meglio conservato, e donde partono quegli attori ambulanti, i quali vanno in giro per tutte le altre cittá d’Italia. Se tu anderai un giorno tra i sanniti e tra i campani, troverai tale commedia piú frequente che tra noi; e que’ popoli a tutte le altre, che noi riputiam migliori per arte, la preferiscono. Potrá ivi un governo vietar, se vuole, una commedia di Epicarmo, ma non potrá impedire, senza destar pericolosi tumulti, che si rappresentino le N ovantanove disgrazie di Macco o le Ridicole fattezze di Manduco ( 2 ). Tale è lo spettacolo che tutti i popoli vogliono nella loro prima etá. Ciascuno di essi si forma nella sua mente due modelli, uno per l’eroismo, l’altro per la viltá: il primo per ammirarlo, il secondo per disprezzarlo. Sta nel mezzo il modello (1) Epicarmo è chiamato «principe della commedia» nel Tceteto di Platone. Egli fiori prima di Magnete. Se devesi credere ad Orazio (e chi non crederebbe?), la sua commedia dovea rassomigliare a quella di Plauto: dunque, commedia della seconda etá. (2) Di Manduco parla Luciano. Maccus crede Saverio Mattei che abbia potuto essere il protagonista della commedia atellana, progenitore antichissimo di Pulcinella, nato anch’esso nelle regioni atellana ed acerrana. Sulla natura della favola atellana, soggetto finora di molte controversie, vedi l’Appendice II.