Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/216

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di quelle vicende, di quei mali e di quei beni, che io reputo miei perché li ho provati, irrita il mio cuore o lo moke, e lo riempie, come se fosse un mago, di terrore, di desidèri, di speranze, di pietá (*). Or che vuoi tu che possa l’ingegno del poeta sopra un popolo, il quale, non avendo costume proprio, non ha né beni né mali che conosca e de’quali possa dire: — Essi o sono o possono esser miei? — Questo popolo, sia che perda il costume proprio per troppo frequente e violento cangiar di ordini interni, sia che lo corrompa per intemperante imitazione de’ costumi stranieri, sia che l’obblii per quella debolezza politica che lo rende ora servo, ora protetto di un’altra nazione; questo popolo tu lo riconoscerai alla noia che prova per tutti i modelli. Ne cangia ogni giorno; ciò, che gli piaceva ieri, non gli piace oggi; e finalmente non gli piacerá piú nulla. Tu lo udirai nel teatro muggir come i folti pini della Sila, quando soffia il vento di settentrione. Nel bel mezzo di una tragedia di Euripide, esso ti chiederá o l’orso o l’elefante o una coppia di pugillatori. Talora l’attore è appena apparso sulle scene, non ancora ha detto nulla, ed il teatro rintrona per gli applausi del popolo. Gie piace adunque a questo popolo? La veste dell’attore, che imita, per la porpora tarentina, il color della violetta (2). Gie potrá fare allora il povero poeta per ridurre questo popolo a pensare ed a sentire? Credimi, o Geobolo: allora ogni arte, ogni ingegno sará inutile; la poesia rappresentativa diventerá una servile imitazione delle favole degli altri popoli die ancora conservano qualche costume, una stolta ostentazione di scene ricche d’oro e di marmi, di sforzi di gorga, di gambe, di braccia degli attori, di... E finalmente non vi sará piú. — Tu mi sorprendi, o Alesside — dissi io allora. — A crederti, tu o poco o nulla dái di potere all’ingegno de’poeti, e li reputi quasi inutili nella cittá. Tu parli contro i tuoi propri (1) Orazio. (2) Orazio.