Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/277

Da Wikisource.

altre cittá; ma la sedizione ha cagionati a voi mali maggiori di quelli che han sofferti gli altri popoli per la guerra. Tanto è vero che, non per le sedizioni, non per le guerre, ma per l’utile industria, per la saggia concordia, per gli ordini pubblici santamente ubbiditi, si perviene alla felicitá! Ma una rivoluzione è simile ad una tempesta, che abbia costretti i naviganti a far getto delle loro merci. Guai, se, giunto al lido, uno di essi dimandi: — Che ho guadagnato? — Che hai guadagnato? Hai salvata una parte de’ tuoi beni, è salvo il legno, è salva la vita: ringrazia gl’iddíi pel molto che ti rimane, e non pianger il poco che hai perduto e che non avresti potuto conservar senza perir tu stesso nella tempesta. Tu, o buon uomo, ringrazia gl’iddii per la tua patria, perché Dionisio non ha unito il seno di Terino a questo di Scilace <*). Allora tutto sarebbesi perduto. Per te, se vorrai venir con noi fino a Scilace, chi sa che gl’iddii non ci apran qualche via a render men dura la tua sorte? — Il bruzio accettò l’invito. Giunti a Scilace, Platone lo raccomandò a due bruzi, che dimoravano in quella cittá, ch’eran de’ principali della loro patria e che Platone avea conosciuti in Eraclea. Uno de’ due era stato caldo parteggiano del partito popolare. Quando udí nominare l’uomo che Platone gli raccomandava, disse che lo conosceva per un zelantissimo democratico. — Tanto meglio! — riprese Platone. — No, tanto peggio! — rispose il bruzio. — Egli è stato un imbecille, a cui la fortuna ha offerte tante buone occasioni, e non ha saputo mai profittarne. Ora non è piú tempo. Che direbbe di me chi mi vedesse protegger uno del partito popolare? — È dunque delitto proteggere un uomo onesto? — Che vuoi che ti dica? È dura, ma la cosa sta cosí: i tempi sono ben difficili ed infelici! — L’altro, appena ne udí il nome, esclamò: — Io poi, o Platone, sono stato sempre del buon partito. — Che fa questo? (i) Plinio; Strabone, VI.