egli dèi, alimentati dal pubblico1 E, per Ercole! sai tu che
cosa è un parasito? È il migliore amico che tu possi avere:
almeno è il meno seccatore. E questo, credimi, è molto. Se
tu sei lieto, egli è lieto; se sei mesto, ti consola. Non è nè
il tuo censore, né il tuo rivale, né l’emulo tuo: non si oppone
a nessuno de’ tuoi desidèri, non ti contrasta nessuno de’diletti. Niun parasito troverai che desideri veder povero il suo
amico. Si fará ammazzare mille volte per te, se per premio gli
prometti una cena. E che fanno mai tanti altri, i quali io chiamo
«parasiti-satrapi»? La differenza è nel solo premio: una cena
o un comando di armata. Or ditemi, Cleobolo e tu Platone,
che sei il piú grande tra i filosofi dell’etá nostra: se è vero
che tutte le virtú non hanno altro fine che quello di render
gli uomini amici, ditemi, che manca ad un parassito per esser
l’amico per eccellenza?
— La volontá e la libertá di dir sempre il vero — rispose
Platone.
- ↑ ATENEO, ibidem