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XIII - DISCORSO DI CLINIA 61

— Credi tu, o Clinia — dimandai io, — che l’uomo possa mai ignorar ciò che sa? Che possa talora credere di sapere ciò che ignora, l’ho udito dir mille volte da Platone; ed egli chiama questa la piú funesta e la piú vergognosa di tutte le ignoranze1.

— Né meno funesta — rispose — né meno comune è l’altra, o Cleobolo. Sai tu quei tanti mezzo-sapienti i quali inondano la vostra Grecia: Gorgia, Protagora, Prodico?... Il maggior numero è di siciliani2. Corrotti una volta, in Sicilia, gli ordini pubblici, le menti degli uomini, non potendo professare il giusto, non han potuto piú ricercare il vero, e si sono rivolte tutte a quella scienza che solo serve a lusingare il forte. Voi li solete chiamar «sofisti», come chiamate le Furie «pietose»3. Di’ a taluni di loro che vuoi prender il maneggio degli affari pubblici e che vuoi imparar da lui la scienza del governo. Egli ti dira di saperla, t’insegnerá qualche precetto, e poco dopo ti congederá dalla sua scuola giá dotto. Egli allora t’inganna, facendoti credere di saper ciò che non sai: non è vero?

— È verissimo, o Clinia.

— Ebbene: a questo stesso uomo confida un tuo bravo desiderio. Digli, per esempio, che tu potresti arricchire a spese del pupillo, che la legge e l’amico morto ti han confidato. Tu sai che la fede è sacra. Ma egli ti dirá che i doveri della fede debbon cedere ai calcoli della utilitá; che... Io inorridisco in ripeterti ciò che egli ti potrebbe dire. Ma, quando ti avrá convinto, che altro avrá fatto, se non farti dubitare di ciò che era certo, farti credere di non sapere ciò che veramente sapevi? Un mio amico di Elea4, che oggi non è piú tra noi, tali sofisti soleva chiamarli «facitori di simulacri, ma non veri».

  1. PLATONE, Alcibiade primo.
  2. É noto che i siciliani furono i primi a far professione di eloquenza sofistica.
  3. Eumenidi.
  4. L’«ospite eleate» nel Sofista di Platone. Egli dice in veritá «simulacri non divini». Ma queste parole nel sistema platonico vaglion lo stesso che «simulacri non veri». Il mondo non era che il simulacro dell’idea che esiste nella mente eterna. Iddio, che avea creato il mondo, era un facitor di simulacri, ma veri.