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XIV - DISCORSO DI ARCHITA 77

quelli che m’ispirano la veritá. — Pittagora intanto diventava ogni giorno piú caro al popolo, perché ogni giorno Falaride per le sue crudeltá gli diventava piú odioso.

Eccoti che un giorno, mentre Pittagora era nel fòro, concionando al popolo, arrivano i satelliti inviati da Falaride per ucciderlo. Pittagora ragionava sull’uso e sull’abuso del potere, e mostrava quanto degno di lode esser colui che ne usava per bene de’ suoi popoli, tanto degni di biasmo esser gli altri che ne abusavano per opprimerli; e questi ultimi finir quasi sempre con precipitar loro stessi e i figli propri in un abisso di mali, mentre i primi viveano sicuri ed amati e morivan lodati ed eguagliati agli dèi. Il popolo beveva questi detti, e faceva tra sé e sé il tacito paragone di ciò che Pittagora ragionava e ciò che oprava Falaride. — Gli dèi — continuava Pittagora — dánno il potere ad un uomo solo, perché di rado avviene che i popoli abbian tanto di virtú, da poter fare da loro stessi la propria felicitá: il piú delle volte ne hanno appena sol quanto basta per non impedire che altri la faccia. Ma spesso avviene che perdono anche questa; ed allora gli dèi stessi permettono che colui, cui hanno commesso il potere, ne abusi, finché, scossi dall’estremo de’ mali, gli animi ammolliti e corrotti riprendano nuova energia e ritorni nella cittá la concordia. Imperciocché non vi lasciate ingannare: il primo effetto della virtú è la concordia pubblica. La tirannide, nata da’pubblici vizi, non si stabilisce se non colla discordia; e, quando gli dèi voglion ristabilir il buon ordine in una cittá, dánno un segno, da cui gli animi de’ cittadini sian di nuovo quasi invitati a saggia e virtuosa concordia... —

Era giunto Pittagora a queste parole. I satelliti tentan penetrar nella folla. Il popolo si oppone, e nasce un rumor grande. Pittagora, senza cangiar né sito né colore: — Ecco il segno! — gridò. — Cittadini, badate a me! gli dèi ve lo dánno giá il segno! — Uno stormo di timide colombe volava, fuggendo gli artigli di uno sparviero, che le inseguiva. — Perché fuggono quelle colombe? Esse son molte, e lo sparviero è uno solo. Ma esse non hanno virtú, perché ciascuna pensa solo a se stessa; perché non hanno virtú, son timide; e perché non han concordia, lo