Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/155

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La religione in Roma ha due parti principali : il culto e gli augúri. Le feste, i riti, la santitá delle cerimonie, le nozze son commesse ai pontefici : essi dichiarano ciò che gli uomini debbono agl’iddii. Gli áuguri al contrario dichiarano ciò che gl’iddíi o promettono o minacciano agli uomini. Non si elegge un magistrato, non si convoca un’assemblea, non si risolve una guerra, non si dá una battaglia, se prima gli áuguri non abbian dichiarato che gl’iddíi son propizi. Spesso la minaccia di augúri infelici ha impedito un errore; spesso lo ha emendato. Gli augúri forman la parte principale di tutte le religioni, perché gli uomini sono piú attaccati agl’iddii per ciò che ne sperano che per quello che loro debbono. Ma noi abbiamo gli augúri nostri in Delfo, in Dodona, fuori della cittá e del potere dei nostri magistrati. Giove ubbidisce al senato di Roma: a quale delle cittá della Grecia ubbidisce Apollo? Egli si vende o si dona a tutti : quindi contraddizione eterna nelle sue varie risposte o eterna ambiguitá, niun uso de’ suoi oracoli per lo Stato, picciola fede presso il popolo. Quindi la religione in Grecia ha molto minor efficacia che in Roma; e senza religione propria una cittá è priva della metá delle sue forze. Il senato sa il potere de’ pontefici e degli áuguri sull’opinione del volgo, e spesso loro comanda di dire al medesimo ciò che è piú utile alla patria’*). Che sará quando si abuserá di questo segreto a segno da farlo comprendere dal popolo? Sia detto tra di noi: io non so come due áuguri possano incontrarsi senza ridere tra loro’*). Ma che sará quando incomincerá a riderne anche il popolo ? (1) Idem. (2) Cicero, De divinai ione .