Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/163

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anni prima di me; ed in trecento anni soli, dall’ignoranza del pane e del vino, siam giunti a saper tante cose quante oggi ne sappiamo! Esistono anche ai di nostri statue e pitture bellissime W molto piu antiche di Roma; e non è credibile chetali cose siensi fatte da popoli i quali non conoscevano il pane ed il vino. Dirai tu forse che aveano agricoltura ed arti le cittá vicine, e le ignorava intanto Roma? Puoi tu credere che il pane si conosca in Megara e non si conosca in Atene? Io credo dunque ciò che dicono i nostri sapienti, i quali dan per certo che ne’ tempi antichissimi l’Italia tutta fioriva per leggi, per agricoltura, per armi e per commercio. Quando questo sia stato, io non saprei dirtelo: troverai però facilmente altri che te lo saprá dire meglio di me. Questo solamente posso dirti io: che allora tutti gl’italiani formavano un popolo solo, ed il loro imperio chiamavasi «etrusco» Oggi rimane appena una picciolissima parte dell’Italia che ritenga tal nome. So che l’industria ed il commercio generaron la ricchezza, e la ricchezza generò la voluttá ed un viver molle, che prima corruppe il vigore degli uomini, poscia distrusse anche il vigore dell’imperio. Lo Stato si sciolse, le arti si trascurarono, si obbliarono, i vizi produssero l’oppressione e la miseria, queste la spopolazione e l’ignoranza, e l’Italia divenne di nuovo un deserto, nel quale gli uomini tornaron a menar vita ferina (3). Forse allora qualche altra popolazione venne anche essa a stabilirsi in Italia dai paesi vicini. Molti per certo vennero dalle Gallie ed invasero tutta la parte occidentale e settentrionale della penisola. Forse allora si cangiò in parte la religione de’ popoli. È certo che quelle leggi, per le quali si vieta di vestir di forme mortali una mente eterna, di offrir agl’iddii sagrifici (1) Plinius, lib. xxxiv. (2) Questa veritá è ammessa anche da Livio, la di cui cronologia è la meno favorevole al sistema dell’antichitá italiana. (3) Su questo ragionamento di Ponzio vedi le Lèttere sull’agricoltura degli antichi italiani t inserite nell’utilissimo giornale agrario: Biblioteca di campagna, del mio amico G. B. Gagliardi, fc impossibile seguir la cronologia comune senza esser ad o.-ttii momento in contraddizione coU’autoritá degli scrittori, colla testimonianza de’ fatti, col senso comune.