Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/167

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guire un ordine diverso, le assemblee sono sempre tumultuose e le risoluzioni puerili. Quando i giovani deliberano insieme coi vecchi, han sempre mille modi di soverchiarli, sia per la forza, sia per l’eloquenza, sia per quella simpatia che naturalmente ispira la gioventú e per quella inclinazione, e quasi diresti debolezza, che ha sempre per essa la vecchiaia. I giovinetti, avvezzi per tempo a primeggiare nelle gare sedentarie di un’assemblea, diventano arroganti, trascurano l’utile fatica e preferiscono la facile gloria di parteggiare nel fòro tra i loro cittadini a quella di vincere nel campo i loro nemici. Altri chiamerá gli ordini di Roma oligarchici. Io li trovo simili a quelli di Sparta, temperati con molta sapienza tra la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia. Un ordine diviso dalla plebe è sempre utile a moderare l’indocilitá della medesima e a dare uno sfogo all’ambizione de’ privati, i quali voglion sempre ascendere; e se avvien che tra essi e la sovranitá non siavi che un solo scalino, avrete sempre a temere un usurpatore. Quando, al contrario, ve ne son molti, l’ambizione privata, pervenendo al secondo, al terzo ed al quarto, rimane soddisfatta o stanca; il popolo si avvezza ad esser piú parco nel dispensare i suoi favori, ed i grandi piú diligenti in custodire i gradi, perché il soverchio innalzamento di uno tra essi abbasserebbe tutti. Il piú indolente custode della libertá è la plebe, perché è sempre quella che ha meno da perdere; ed i romani han fatto gran senno ad ordinare i loro concili in modo che tutti vi abbian voto, ma che prevalga sempre il voto di coloro che possedon terre. Credimi, e non sará mai superfluo il ripeterlo oggi che tanta abbondanza abbiamo di quegli uomini i quali pensano che si possa render migliore la cittá senza render migliori i cittadini ; i migliori ordini pubblici sono inutili se non vengono affidati ai migliori cittadini. Quelli sono, in parole ed in fatti, ottimi tra gli ordini, i quali fan si che la somma delle cose sia sempre in mano degli uomini ottimi. Ma dove sono gli uomini ottimi? Essi non son mai per l’ordinario né tra i massimi, corrotti sempre dalle ricchezze, né tra i minimi di una cittá, avviliti sempre dalla miseria. In Cartagine si erra, perché si misura la virtú col V. Cuoco, Piatone in Italia - u li