Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/18

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opera a questa virile ed utile filosofia, e mi compiaccio de’ progressi che l’ingenuo giovine fa nelle vie della vera sapienza. Egli ascolta tutti con docilitá, registra con attenzione tutto ciò che ascolta; i grandi uomini, che son qui, gli riempiono la mente di utili idee; i giovani suoi compagni di etá esercitano colle dispute la di lui ragione. Ti prego di congratulartene in mio nome colla di lui madre. Ben so che in Grecia molti mi accusano, quasi io abbia corrotta la semplice e popolare filosofia di Socrate colle astruse meditazioni di Timeo e di Parmenide (*>. Ma deh ! perché mai non sono io nato in etá e tra uomini i quali non avessero bisogno di tali aiuti? La veritá è una ed è necessaria. Che importa che venga da Socrate, da Parmenide, da Eraclito? Da chiunque venga, appartien sempre a Dio. Che importa che si ripeta sempre, e sempre in modi diversi? Bisogna ripeterla sempre, finché gli uomini la intendano e (che è piú difficile) l’amino; bisogna ripeterla in tutti i modi, perché tutti debbono amarla: tutti han diritto ad intenderla, e non tutti possono comprenderla, insegnata allo stesso modo. (i) Accusa data a Platone. Vedi Brucker.