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xxxvii - filosofia italiana e greca 3

sciano trasportare dalla corrente, e vanno a perdersi miseramente o nella dubbiezza o nella presunzione.

Questi stessi uomini sommi, de’ quali ti parlo, sono quelli che determinano il corso delle varie sètte e la vita delle varie sentenze della filosofia. Non è giá che tutte non finiscano negli stessi estremi, siccome le correnti del Tirreno rompono tutte inevitabilmente in faccia alle coste dell’Affrica o dell’Italia, limiti insuperabili che la natura ha messi ai loro movimenti; ma gli scogli e le isole, che sono qua e lá sparse per la vasta superficie del mare, ne determinano il corso, e fan si che le correnti giungano, or piú presto or più tardi, or piú direttamente or piú tortuosamente, al loro ultimo fine.

Quella, che noi chiamiam «dialettica», sará l’eterno mobile di ogni filosofia. Essa ci dovrebbe insegnare quanta fede si debba ai sensi, quanta alla ragione. Ma il limite è difficile a segnarsi; la dialettica è piú atta ad emendare il troppo che ad assegnare il giusto. Essa sa talora domandare agli empirici: — Ove è la ragione di ciò che credete? — talora ai ragionatori: — Ove è l’esperienza la quale confermi ciò che asserite? — qualche altra volta dimanda ad ambedue: — Che vi è di comune tra ciò che vedete o ragionate e ciò che è? tra voi e la natura? tra voi ed il vero? —

Le stesse dimande si fanno a tutte le sètte; a quale prima a quale dopo, che importa? Questa differenza vien dai vari punti donde s’incomincia.

La filosofia nostra ha incominciato dalle sensazioni, e dalle sensazioni piú grossolane. Prima di occuparsi delle idee della nostra mente, ha tentato spiegar la natura. Conoscer i primi elementi delle cose è stato l’oggetto della nostra prima filosofica curiositá. Si è dato l’onor del primato all’acqua, poscia all’aria. Tu ben vedi come si passa dalle sensazioni piú grossolane alle piú sottili. Democrito e Leucippo le hanno assottigliate anche di piú, ed hanno detto «gli atomi». Eccoci al limite estremo delle sensazioni, donde incominciano le idee. È surto Anassagora, ed ha proclamato il primo la mente e, quasi nesso tra la mente e la materia sensibile, l’«omeomeria».