Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/232

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basta la sorveglianza della Direzione, che le ordina, e quell’azione vicendevole che ho proposta di darsi ai possessori de’ terreni limitrofi. Un esempio. Sulla sponda sinistra del Biferno vi è la montagna di Ferrara, alta, ripida, scoscesa. Era una volta boscosa. Il possessore feudale ne distrusse il bosco e diede le terre a seminare: la montagna è tutta slamata; il passaggio è diventato orribile, pericolosissimo, infame per infinite disgrazie che tutto giorno vi avvengono, poiché è strada molto frequentata. Lo sfacelo delle falde della montagna ha prodotto, nell’ultima alluvione del Biferno, la rovina del bel ponte de’ Limosani, costruito fin da’ tempi di Antonino Pio. Si è tolta la montagna al feudatario e si è data al comune di Lucito. Che importa questo allo Stato? L’utile pubblico esigerebbe che essa fosse tolta ai coltivatori e ripiantata a bosco. Quest’opera ed altre simili può e deve farle il solo proprietario. Il principe di Bisignano ha impreso di riaprire la comunicazione del lago di Salpi col mare. Se compisce l’opera, bonificherá un gran tratto di terra. 2. Opere che prendono molta estensione di terreno, ma che sono giornaliere, che esigono piú cura che spesa e che si possono chiamare piú di conservazione che di miglioramento. Queste non hanno bisogno di altro che di direzione. Fatto una volta il piano delle operazioni, convien lasciarne l’esecuzione alle comuni e sorvegliarle. Per queste opere è di una grande risorsa quella angaria ( corvée ) che ho giá proposta. 3. Opere di molta estensione, che esigono molta spesa e che si possono fare per contributo de’ possessori de’ fondi. Io credo che il governo abbia il diritto d’imporre questo contributo. La salute pubblica deve vincere la privata, molto piú quando il vantaggio dello Stato ne produce un eguale ai cittadini, migliorando le loro terre. Ed io credo, e ne ho molta esperienza, che questo contributo sarebbe bene accetto tutte le volte: a) che fosse proporzionato al bisogno e non esorbitante; 6 ) che fosse proporzionato al vantaggio che l’opera produce a ciascuno; c) finalmente che sia speso effettivamente per la bonifica a cui è destinato. Tutto sarebbe perduto, se di questi fondi si facesse una Cassa generale. Una infelice esperienza ha dimostrato