Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/114

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parte allora non esisteva. Che importa? Tutti avean preveduto e predetto che, se mai, dopo tempi orridi per anarchia, per disordini, per sangue; se, dopo il lungo ondeggiar di opinioni ed il funesto lottar de’ partili, distrutta ogni sicurezza, ogni quiete, ogni costume interno, avvilita ogni potenza esterna, sorgesse un uomo, il quale sapesse frenar l’anarchia delle idee, de’ costumi, degli ordini pubblici e ristabilir la gloria nell’esterno, la sicurezza della proprietá e delle persone e la morale nell’interno; tutti avean predetto che quest’uomo eminentemente regio, qualunque fosse il suo nome ed il titolo della sua dignitá, le cose stanche per le passate vicende e gli animi discordi ricomponendo, avrebbe dominato. Ecco i titoli che Bonaparte avea; e quali altri posson imaginarsi mai superiori a quelli de’ benefici resi alla patria?

Che ne diranno i posteri? I posteri, liberi da’ nostri pregiudizi e dalle passioni nostre, diranno che la monarchia borbonica è caduta per l’imbecillitá e la mala fede di coloro che la sostenevano, e troveranno questo avvenimento tanto regolare in politica, quanto lo è in medicina che l’intemperanza e l’inerzia prima disordinino e poscia distruggano la vita. Diranno di Bonaparte per rispetto ai Borboni ciò che noi diciamo di Ugone Capeto per rispetto ai Carolingi e di Carlo Magno per rispetto ai Merovingi.

Io lo ripeto: tutte le quistioni nascono dall’esser noi contemporanei. Quando cessiamo di esserlo, tutto ciò che ci pareva strano diventa necessario, e ciò che è necessario non può esser mai un male.

30 maggio - 2 giugno 1804.