Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/66

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vero: i! mio desiderio è che nulla si doni; ma, poiché si vuol donare, io chiedo la mia parte. — «Io chiedo la mia parte»: ecco ciò che dice o in un modo o in un altro, o in pubblico o in privato, ogni uomo. Tu chiedi la tua parte? Ma, se vorrai prendertela a questo modo, in breve tempo non ne avrai piú: quando non vi sará piú cittá, qual parte potrá rimanere per i cittadini? Tu chiedi la tua parte? Ebbero pur la loro parte e gli Scipioni, i Fabi ed i Marcelli: in quei tempi non mancava a nessuno. E perché? Perché a quei tempi la repubblica era grande, e grandi eran gli uomini, e credevano che la grandezza della patria fosse grandezza loro propria.

Oggi i vili loro discendenti dicono: — Dividiamo, laceriamo la repubblica: vedasi tra noi chi ne avrá una porzione maggiore. — Stolti ! Questa porzione sará sempre piú piccola del tutto; sará difficile a conservarsi; si otterrá una volta sola. Un generale si ò lasciato corrompere dall’oro de’ parti; un altro dalle salvatiche bellezze di una vandala; tutti dall’ozio, dalla lascivia, dalla viltá. Il solo Probo pareva che pensasse a ristorar l’impero. Egli si avvide però che inutile era la sua cura, quando gli animi de’ cittadini eran corrotti. Pensò a ristabilir la censura. Lodevole ed inutile disegno! E che poteva mai l’opinion di un uomo, quando le sciagure istesse, onde era oppresso l’impero, non rendevano i cittadini piú saggi?

Sai tu Ezio? Egli era un grandissimo uomo: niuno era suo rivale nella gloria, ma nel favor dell’imperatore egli ne avea uno e potentissimo, il conte Bonifazio, governatore dell’Affrica. Eccoti il caso di Pisone: ciascuno dei due «volea la sua parte». Bonifazio, impaziente e vile, la volle da’ vandali, ed apri loro la provincia che era affidata alla sua fede. Ma qual premio ottenne dal suo tradimento? Il disprezzo del vincitore e la miseria, dopo la miseria la morte e, dopo la morte, l’infamia. In una cittá corrotta il numero de’ Bonifazi suol esser maggiore di quello che si crede, poiché non convien contare quei soli i quali si rendon famosi per audacia di meditare e di eseguire un delitto. Se essi fossero soli, non lo tenterebbero