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162 saggio storico

in molti punti per mantener tale comunicazione, la mancanza a buon conto della diligenza e della severitá erano l’origine di tutti i nostri mali e facevan credere necessario ad alcuni un terrorismo, il quale non avrebbe fatto altro che accrescerli.



XXXIX


NUOVO GOVERNO COSTITUZIONALE


Forse con piú ragione domandavano i patrioti la riforma del governo. Tralasciando i motivi privati, che spingevano taluni a declamare piú di quello che conveniva, era sicuro però che si voleva una riforma. Abrial finalmente giunse commissario organizzatore del nostro Stato, e si accinse a farla.

Ma vi erano nell’antico governo molti che godevano la pubblica confidenza, o perché la meritassero, o perché l’avessero usurpata; e questi secondi (pochissimi per altro di numero) erano, come sempre suole avvenire, piú accetti, piú illustri de’ primi, perché le lodi che loro si davano non rimanevano senza premio. — Questi sono i primi che io toglierei — diceva acutamente, ma invano, in una societá patriotica il cittadino Mazziotti. Un governo formato da un’assemblea si riduce a cinque o sei teste, le quali dispongono delle altre: se queste rimangono, voi inutilmente cangiate tutta l’assemblea.

Le intenzioni di Abrial erano rette: Abrial fu quello che piú sinceramente amava la nostra felicitá e quello di cui piú la nazione è rimasta contenta. Le sue scelte furono molto migliori delle prime; e, se non furono tutte ottime, non fu certo sua colpa, poiché né poteva conoscere il paese in un momento, né vi dimorò tanto tempo quanto era necessario a conoscerlo.

Abrial divise i poteri che Championnet avea riuniti. Il governo da lui formato fu il seguente: nella commissione esecutiva, Abamonti; Agnese, napolitano, ma che aveva dimorato da trent’anni in Francia, ove avea i beni e famiglia; Albanese; Ciaia; Delfico, il quale non potette per le insorgenze di Apruzzo