Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/176

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166 saggio storico

tutte a quella ove lo spirito fosse piú puro ed i principi fossero piú retti; ed il desiderio della medicina fu tanto, che si credette poter aver la salute dallo stesso male. Ma io lo ripeto: quando l’istituzione è cattiva, rende inutili gli uomini buoni, perché o li corrompe o li fa servire, illusi dall’apparenza del bene, ai disegni dei cattivi.

«I vostri maggiori — diceva il console Postumio al popolo di Roma — vollero che, fuori del caso che il vessillo elevato sul Tarpeio v’invitasse alla coscrizione di un esercito, o i tribuni indicessero un concilio alla plebe, o talun altro dei magistrati convocasse tutto il popolo alla concione, voi non vi dobbiate riunir cosí alla ventura ed a capriccio: essi credevano che, dovunque vi fosse moltitudine, ivi esser vi dovesse un legittimo rettore della medesima». In Francia le societá popolari, rese costituzionali da Robespierre, che avea quasi voluto render costituzionale l’anarchia, o non produssero sulle prime molti mali, o i mali che produssero non si avvertirono, perché, quando una nazione soffre moltissimi mali, spesso un male serve di rimedio all’altro. In Napoli, dove, per la natura della rivoluzione, le sale erano meno necessarie, si corruppero piú sollecitamente1.

  1. Mentre io era giunto a questo punto, mi è pervenuta una memoria del cittadino Baudin sulle societá popolari. Mi sia permesso di recarne un tratto, che descrive gli effetti che le societá produssero in Francia e che conferma quello che sempre ho detto, cioè che gli errori erano nei principi.
       «Il desiderio di aggregarsi a queste nuove societá era fomentato da molte cause, che le resero quasi universali. Esse aprivano una carriera all’ambizione e davano un mezzo all’emulazione: facevano sperare ai deboli un appoggio, che per altro era meglio cercare solo nella protezione delle leggi: davano ai patrioti un punto di riunione, che la conformitá degl’interessi e dei princípi dovea far loro desiderare e che contribuir dovea al successo della rivoluzione: ma nel tempo istesso favorivano quel pregiudizio troppo comune tra noi ed in qualche modo nazionale, che fa credere a moltissimi la teoria del governo essere una scienza infusa, di cui si possa parlare senza studio e senza esperienza...
       «Noi tutti abbiamo nei trastulli della nostra fanciullezza imitate le cerimonie del culto e le evoluzioni militari; ma non mai è avvenuto che il vescovo ed il suo capitolo siensi veduti in ginocchio avanti al piccolo pontefice, abbigliato di una cappa e di una mitria di carta dorata, prestargli il giuramento di fedeltá e rassegnargli la cura della diocesi e la collazione dei benefici. E pure a questo segno si sono avvilite le autoritá piú eminenti verso le societá popolari!
       «Ben tosto, le societá rinunciando alla teoria delle quistioni politiche, sulle quali