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invidia 105

uno ritagliava col temperino una gran medaglia di carta, su cui avevan disegnato un serpe nero. E Votini pure se ne accorse. Il maestro uscì per pochi minuti. Subito i vicini di Derossi s’alzarono per uscir dal banco e venire a presentar solennemente la medaglia di carta a Votini. Tutta la classe si preparava a una scenata. Votini tremava già tutto. Derossi gridò: - Datela a me! - Sì, meglio, - quelli risposero, - sei tu che gliela devi portare. Derossi pigliò la medaglia e la fece in tanti pezzetti. In quel punto il maestro rientrò, e riprese la lezione. Io tenni d’occhio Votini; - era diventato rosso di bragia; - prese il foglietto adagio adagio, come se facesse per distrazione, lo appallottolò di nascosto, se lo mise in bocca, lo masticò per un poco, e poi lo sputò sotto il banco... Nell’uscir dalla scuola passando davanti a Derossi, Votini ch’era un po’ confuso, lasciò cascar la carta asciugante. Derossi, gentile, la raccattò e gliela mise nello zaino e l’aiutò ad agganciare la cinghia. Votini non osò alzare la fronte.


LA MADRE DI FRANTI

28, sabato

Ma Votini è incorreggibile. Ieri, alla lezione di religione, in presenza del Direttore, il maestro domandò a Derossi se sapeva a mente quelle due strofette del libro di lettura: dovunque il guardo io giro, Immenso Iddio ti vedo. - Derossi rispose di no, e Votini subito: - Io le so! - con un sorriso come per fare una picca a Derossi. Ma fu piccato lui, invece, che non poté recitare la poesia, perché entrò tutt’a un tratto nella scuola la madre di Franti,