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258 maggio

di campare di pan nero; ma che possa partir presto, che possa trovare una volta mia madre, fatemi questa carità, del lavoro, trovatemi voi del lavoro, per amor di Dio, che non ne posso più!

- Diamine, diamine, - disse il contadino, guardandosi attorno e grattandosi il mento. - Che storia è questa!... Lavorare... è presto detto. Vediamo un po’. Che non ci sia mezzo di trovar trenta lire fra tanti patriotti?

Il ragazzo lo guardava, confortato da un raggio di speranza.

- Vieni con me, - gli disse il contadino.

- Dove? - domandò il ragazzo, ripigliando la sacca.

- Vieni con me.

Il contadino si mosse, Marco lo seguì, fecero un lungo tratto di strada insieme, senza parlare. Il contadino si fermò alla porta d’un’osteria che aveva per insegna una stella e scritto sotto: - La estrella de Italia; - mise il viso dentro e voltandosi verso il ragazzo disse allegramente: - Arriviamo in buon punto. - Entrarono in uno stanzone, dov’eran varie tavole, e molti uomini seduti, che bevevano, parlando forte. Il vecchio lombardo s’avvicinò alla prima tavola, e dal modo come salutò i sei avventori che ci stavano intorno, si capiva ch’era stato in loro compagnia fino a poco innanzi. Erano rossi in viso e facevan sonare bicchieri, vociando e ridendo.