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264 maggio

senza trovare mia madre! Io divento matto, m’ammazzo! Dio mio! Come si chiama quel paese? Dov’è? A che distanza è?

- Eh, povero ragazzo, - rispose la vecchia, impietosita, - una bagattella! Saranno quattrocento o cinquecento miglia, a metter poco.

Il ragazzo si coprì il viso con le mani; poi domandò con un singhiozzo: - E ora.... come faccio?

- Che vuoi che ti dica, povero figliuolo, - rispose la donna; - io non so.

Ma subito le balenò un’idea e soggiunse in fretta: - Senti, ora che ci penso. Fa una cosa. Svolta a destra per la via, troverai alla terza parte un cortile; c’è un capataz, un commerciante, che parte domattina per Tucuman con le sue carretas e i suoi bovi; va a vedere se ti vuol prendere, offrendogli i tuoi servizi; ti darà forse un posto sur un carro; va’ subito.

Il ragazzo afferrò la sacca, ringraziò scappando, e dopo due minuti si trovò in un vasto cortile rischiarato da lanterne, dove vari uomini lavoravano a caricar sacchi di frumento sopra certi carri enormi, simili a case mobili di saltimbanchi, col tetto rotondo e le ruote altissime; ed un uomo alto e baffuto, ravvolto in una specie di mantello a quadretti bianchi e neri, con due grandi stivali, dirigeva il lavoro. Il ragazzo s’avvicinò a questo, e gli fece timidamente la sua do-