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la mia maestra morta 315

maestra era morta, e gli prese un singhiozzo così convulso, che dovettero portarlo via. La processione si mise in ordine lentamente, e si mosse. Andavan prime le figlie del Ritiro della Concezione, vestite di verde; poi le figlie di Maria, tutte bianche, con un nastro azzurro; poi i preti; e dietro al carro i maestri e le maestre, gli scolaretti della 1. superiore, e tutti gli altri, e in fine la folla. La gente s’affacciava alle finestre e sugli usci, e a vedere tutti quei ragazzi e la corona, dicevano: - È una maestra. - Anche delle signore che accompagnavano i più piccoli, ce n’erano alcune che piangevano. Arrivati che furono alla chiesa, levaron la cassa dal carro e la portarono in mezzo alla navata, davanti all’altar maggiore: le maestre ci misero su le corone, i bambini la copersero di fiori, e la gente tutt’intorno, con le candele accese, cominciò a cantare le preghiere, nella chiesa grande e oscura. Poi, tutt’a un tratto quando il prete disse l’ultimo Amen, le candele si spensero e tutti uscirono in fretta e la maestra rimase sola. Povera maestra, tanto buona con me, che aveva tanta pazienza, che aveva faticato per tanti anni! Essa ha lasciato i suoi pochi libri ai suoi scolari, a uno un calamaio, a un altro un quadretto, tutto quello che possedeva, e due giorni prima di morire disse al Direttore che non ci lasciasse andare i più piccoli al suo accompagnamento, perché non voleva che piangessero. Ha fatto del bene, ha sofferto, è morta. Povera maestra, rimasta sola nella chiesa oscura! Addio! Addio per sempre, mia buona amica, dolce e triste ricordo della mia infanzia!