Pagina:Cuore (1889).djvu/81

Da Wikisource.

il piccolo scrivano fiorentino 69

miglia riposano su di te. Io son malcontento, capisci! — A questo rimprovero, il primo veramente severo ch’ei ricevesse, il ragazzo si turbò. E “sì, — disse tra sè, — è vero; così non si può continuare; bisogna che l’inganno finisca.„ Ma la sera di quello stesso giorno, a desinare, suo padre uscì a dire con molta allegrezza: — Sapete che in questo mese ho guadagnato trentadue lire di più che nel mese scorso, a far fasce! — e dicendo questo, tirò di sotto alla tavola un cartoccio di dolci, che aveva comprati per festeggiare coi suoi figliuoli il guadagno straordinario, e che tutti accolsero battendo le mani. E allora Giulio riprese animo, e disse in cuor suo: “No, povero babbo, io non cesserò d’ingannarti; io farò degli sforzi più grandi per studiar lungo il giorno; ma continuerò a lavorare di notte per te e per tutti gli altri.„ E il padre soggiunse: — Trentadue lire di più! Son contento... Ma è quello là, — e indicò Giulio, — che mi dà dei dispiaceri. — E Giulio ricevè il rimprovero in silenzio, ricacciando dentro due lagrime che volevano uscire; ma sentendo ad un tempo nel cuore una grande dolcezza.

E seguitò a lavorare di forza. Ma la fatica accumulandosi alla fatica, gli riusciva sempre più difficile di resistervi. La cosa durava da due mesi. Il padre continuava a rimbrottare il figliuolo e a guardarlo con occhio sempre più corrucciato. Un