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Pagina:Cuore infermo.djvu/161

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Parte quarta 161

— E che vorresti? — ribattè l’altra ridendo — io non posso darti la statistica dei suoi colpi di stecca. Anche lui ama il bigliardo.

— Sei tu che lo mandi dappertutto?

— Sicuro: io non vado per la ragione che ti ho detto; ed allora la casa Sangiorgio-Revertera non sarebbe rappresentata. Egli porta attorno le mie scuse — disse Beatrice con grande bonomia.

— Dio mio! questa Beatrice è insopportabile coi suoi ragionamenti: non ci è verso di farle aver torto.

— Non ci è proprio verso, cara mia; purchè tu non vada in collera.

— Con te, no. Piuttosto la sono con tuo marito; l’altra sera allo Stabia Hall m’invita per una polka ed una quadriglia. La polka la balliamo. Ma non si arriva alla quadriglia che a mezzanotte — ed allora che è, che non è? egli mi aveva fatto il tiro di andarsene alle undici e mezzo!

— È lunghetta la via da Castellammare a Sorrento: avrà temuto fare troppo tardi. Lo ammonirò sul suo mancato dovere di cavaliere; per ora ti presento le sue scuse. Ma tu godi ancora del ballo, mia bella afflitta?

— Che vuoi? Bisogna far pure qualche cosa per distrarsi.

— Non darle retta, Beatrice — scappò su l’Aldemoresco — balla ferocemente, sempre col pretesto di annegare la malinconia.

— Siete in molti laggiù, Fanny?

— In tutti, cara; meno che te. Già veniamo per questo.

— Per questo?

— Sicuro, siamo in missione.

— Missione diplomatica — soggiunse Amalia.

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