Pagina:Cuore infermo.djvu/86

Da Wikisource.
86 Cuore infermo

— Forse lo sarei.

— Come?

— Ho detto che lo sarei.

— Non capisco. Preferisco chiedervi: come vi sembro così vestita?

— Adorabile.

— Si dice adoabile. Un po’ ridicola? Ma è la moda. Del resto, è chic. Alessandro è bellissimo. Perchè non uscite di là dietro, Sangiorgio? O vi piace la contemplazione di queste orribili camelie, attaccate col fil di ferro.... vi ricordate le camelie di Napoli? Uscite di là dietro.

— Cedo a voi, signora.

— Si dice signoa. Ma voi non cedete a me. Ora dovete ballare. Non sentite il preludio della quadriglia?

— Ebbene?

— È la quadriglia d’onore, la nostra famosa quadriglia. Ora, invece di guardarla a ballare, ballerete con la vostra dama. Io ballerò con Alessandro. Vedete, laggiù vi è Beatrice, con mio marito. Ci fanno segno, mi pare. Come è ridicolo Sandro da incroyable! Ridicolo, ma bello. Li raggiungiamo?

Invece Marcello non si moveva. La vedeva avanzarsi verso di lui, venire a lui, guardandolo, sorridendogli, quasi provocandolo con lo sguardo. Una voce interna gli diceva: A che t’impazzisci, sciocco, di amore? Perchè ti struggi? È tua, è tua; portala via. Dieci volte durante quella quadriglia, quando le toccava la mano, quando le offriva il braccio, quando ella si allontanava, quando ritornava al suo fianco, quel pensiero gli aveva sconvolto il cervello; dieci volte quando l’avea stretta fra le braccia, la sala era scomparsa ai suoi occhi, ed egli avrebbe voluto fuggir via, portandosi il suo amore. Ma lei lo guardava, lo dominava con la quiete dei suoi occhi grigi, con la instancabilità del suo perenne sorriso.