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le vergini 69



XVI.


Camilla, su l’inginocchiatoio, pregò a voce bassa, co’l capo prostrato, con giunte le mani, lungamente; poi accese la lampada votiva a Maria Vergine, per la notte; piegò poi nel sonno tenendo il dolce cuore di Gesù tra i fiori vizzi del seno. Il suo respiro di dormiente era religioso come se sfiorasse l’ostia sacra su la paténa d’argento. Nella volta le ombre seguivano le oscillazioni della fiammella alimentata dall’olio; quei romori secchi del legno che si dilata e dei tarli che ródono, li scriocchiolii misteriosi che hanno i vecchi mobili nella calma notturna, ronzii di zanzare rompevano il silenzio.

Giuliana stava nello stesso letto, a fianco di Camilla, distesa, senza muoversi, senza chiudere li occhi, poichè una grande stanchezza insonne le occupava le membra e la vigilanza assidua dell’angoscia le martoriava l’anima tapina. Ella ascoltava il silenzio; spiava se stessa con una curiosità ansiosa, come per sentire qual mutamento si fosse compiuto nell’essere suo.