Pagina:D'Annunzio - Il libro delle vergini.djvu/86

Da Wikisource.

le vergini 81

se volesse scacciare da sè il contatto di qualche cosa orribile. E andò alla finestra, sporse il capo fuori, cercando un rifugio.

Ella rimase là, inchiodata, attònita dinanzi a quella visione d’incendio biblico e a quella tregenda di uccelli neri. Quando si volse un poco dietro la stanza, intravide nell’ombra un bagliore strano, il luccichìo delle mezzelune d’oro su la veste della Madonna di Loreto e il luccichio delle medaglie. Ebbe ancora paura; si schiacciò su ’l davanzale, si sporse di più; stette là, senza avere il coraggio di muoversi. Allora, in quella immobilità, l’indebolimento serale cominciò a invaderla; ed ella si strinse la testa grave tra le palme, socchiuse le pálpebre.

— Ah!

D’improvviso le s’era aperto nell’animo uno spirácolo. — Sì, sì, ella se ne rammentava! Spacone, il mago, quel vecchio con la barba lunga, quello che faceva i miracoli e aveva le medicine per ogni male... Era venuto al paese qualche volta a cavalcioni di una muletta bianca, con due triangoli d’oro alli orecchi, con una fila di bottoni larghi come de’ cucchiai d’argento senza mánico. Tante donne uscivano su li usci e lo chiamavano, e lo benedicevano. Egli aveva guarito ogni sorta di malattie con certe erbe e certe acque e certi segni del dito