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Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu/144

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138 Gabriele d’Annunzio


«HYLA! HYLA!»

De la placida selva entro li abissi,
ove s’odon li egipani bramire,
Ila di Misia, il giovinetto sire
a cui cingon la fronte i bei narcissi,

prono su la cerulea sorgente
tutte le membra, in atto di ristoro,
v’immerge una sua grande anfora d’oro
con tardo gesto, dilettosamente.

Piegano a ’l peso de ’l metallo cavo
i calici de ’l loto; e treman l’acque
poi che l’efébo, ignudo come nacque,
in chinarsi v’intinge il suo crin flavo.

Ma da la man ch’è presa di languore
sfugge l’anfora e lenta si sprofonda:
ne ’l glauco vel la sua forma rotonda
appare qual meraviglioso fiore.