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Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu/151

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Idillii 145


DIANA INERME

Quando a ’l mattino il Sol gode tra li albori
con aurea bocca attingere
il fior de l’acque, ridono i miracoli
de la luce ne ’l mobile

specchio. Ed i cervi, a cui ne li occhi il fascino
sta de le solitudini
natie, sazi de ’l pascolo, su ’l limite
scendono in torme a bevere.

Or le cervine imagini e le arboree
tremano a ’l fondo in pendula
corona: s’ode ne la pace il crepito
de le lingue che lambono.

E, poi che lievi l’aure sopra giungono,
i mammiferi timidi
ergono il muso ne l’inquietudine,
grondanti da le fauci.