Pagina:D'Annunzio - L'Isottèo-La Chimera, Milano, Treves, 1906.djvu/42

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BALLATA VI.


Non sogna — io dissi. Ed ella: — Io so che un giorno
venne il sire a fugar da que’ cari occhi
l’incanto, ed a ginocchi
baciò la rara mano, supplicando.

5Ei parlò di tesori e di castella,
di terre ismisurate,
d’omaggi e di diletti senza nome.
Lucidamente arrisegli la Bella,
dicendo: “Voi mi fate
10onor grande, o mio sire. Ma pur, come
sorga l’alba, le some
voi leverete, a ritrovare l’orme.
Altre plaghe ho regnate!
Eranmi schiavi li astri in lunghe torme;
15e in tal regno le feste ho celebrate
de’ suoni, de’ colori e de le forme.„
Disse; e di nuovo arrise, ne le chiome
ampie, come in un gorgo, profondando. —