Pagina:D'Annunzio - L'Isottèo-La Chimera, Milano, Treves, 1906.djvu/49

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BALLATA XIII.


Io t’inghirlando, o fonte ove quel giorno
parvemi bere in coppa jacintea
il sangue d’una dea,
che a ’l cuore mi fluì letificando! —

5Scendemmo il piano margine; e commise
in sì dolce atto Isotta
il fior de la sua bocca ad una vena
e sì fresco e vermiglio e vivo rise
quel fiore in tra la rotta
10onda e s’aperse, ch’io ritenni a pena
un grido e in su la piena
bocca più baci e più, cupido, impressi.
Ella rideva... Oh lotta
di baci che cadean sonanti e spessi
15e mescevansi a l’acque! Oh ne la grotta
ampia e ninfale mormorii sommessi
d’acque e le risa de la mia serèna!
Bevemmo e ci baciammo, ivi indugiando.