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Pe’ tuoi di foco, o Amore,
segreti laberinti
il mio trionfatore
portò miei spirti avvinti.
Un serto di giacinti
son que’ suoi ricci neri.
Quando gli fan carezza
l’aure a ’l vivace serto,
scopresi la bianchezza
de ’l collo bianco ed erto.
Ben tu l’avresti certo,
Giove, fra’ tuoi coppieri.
O Giove, da le cene
tue pingui egli discese.
Piacquergli le serene
valli del mio paese.
Io languiva; ei mi tese
la coppa de’ piaceri.
Vannozzo, cantando:
Sgorga da labbro umano
Questa voce, in su ’l mondo?
M’inebria il cuor profondo,
come un vin cipriano.