Pagina:D'Annunzio - La beffa di Buccari, 1918.djvu/45

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PAGINE DEL DIARIO 31

E mi ricordo della lontana notte di ottobre, dell’approdo di Fiume dov’ero venuto per leggere il poema di annunziazione ai miei attori randagi, messaggero d'Italia.

Dove io venni con una nave di parole, ecco che torno con un guscio armato, da combattente, tra combattenti. Lode al Signore Iddio grande e tremendo! Non è mai tardi per tentar l’ignoto. Non è mai tardi per andar più oltre.

Ecco che la mia poesia vive. Ecco che io vivo il mio Credo. Ecco che non ho penato, lottato, sperato, aspettato per nulla. Ecco che il mio canto ritorna dalla profondità del mare del destino.

Il timoniere tiene la ruota con le due mani e china un poco la faccia e cerca il verso nella memoria.