Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/104

Da Wikisource.
98 LA FIGLIA DI IORIO


tu non parevi già dispietata,
tu che ci pregavi pietà.
E tu mi dimandasti il mio nome
per volermi in lode nomare!
E al mio nome è fatta vergogna
mane e sera nella mia casa,
e vituperata e cacciata
io sono in disparte, ché ognuno
grida:“Eccola dunque colei
che mise la spranga alla porta
perché dentro restasse il malanno
appiattato nel focolare„.
E più non posso. E dico:“Piuttosto
cavate le vostre coltella
e a pezzi stracciatemi„. Questa
è la mercé, Mila di Codra.
Mila
È giusto, è giusto che tu
mi percuota, è giusto che tu
m’abbeveri in questa amarezza,
con questo patimento accompagni
la mia colpa nel mondo di giù.
Forse per me il sasso e la stipa
e la paglia e il legno insensato
parleranno, e l’Angelo muto
che al fratel tuo è vivo in quel ceppo
e la Vergine senza il suo lume
parleranno; e non io parlerò.