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Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/98

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92 LA FIGLIA DI IORIO


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utte le vene di quest’altro sangue
vengono di lontano di lontano,
dal fondo della terra ove riposa
quella che m’allattò fate che anch’ella
ora mi vegga!, dalla più lontana
innocenza. O Maria, voi lo vedete.
Non le labbra, dianzi siete voi
testimone non furono le labbra.
E, s’io tremai, ch’io porti nel trapasso
il tremito con me nell’ossa mie.
Mi chiudo gli occhi miei con le mie dita.

Con l’indice e il medio di ciascuna mano si premerà le pàlpebre; e curverà la faccia sino a terra.

Sento la morte, me la sento appresso.
Cresce il tremito. E il cuore non si ferma.

Si leverà impetuosamente.

Ah sciagurata! Quel che mi fu detto
non feci, e per tre volte me lo disse:
“Rimetti l’olio„. Ed ecco, ora si spegne!

Correrà verso l’otro, appeso a un asse, ma vigilando con l’occhio la fiammella tremula dinanzi all’imagine e cercando di sostenerla con la preghiera mormorata.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum...

Spiccherà l’otro che le si affloscerà tra le mani.