Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/216

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

5257del Re di tempeste Odisseo
che dopo le nove giornate
ventose approdò nella terra
dei mangiatori di loto,
che mangiano il fiore del loto
che fa obliare il ritorno
a chi la dolcezza ne prova?
5264Ahimè, ti scordasti il ritorno
tu anche, ma non per quel fiore
soave, e mai più tornerai
col tuo passo certo e leggero
verso di noi che t’attendemmo
sì lungamente e sperammo
di udir la tua limpida voce
5271narrar la conquista lontana!

Sotto la clava del selvaggio
predone cadesti, senza
vìndici, nell’umida ombra;
mentre tu, svelto odiatore
di salmerìe e di scorte,
con silenzioso ardimento
5278t’addentravi nella foresta
letale, obbedendo al tuo fato
che ti spingea senza tregua
più oltre più oltre nel nuovo.
Prono cadesti, e il tuo sangue
ottimo, il sangue del capo,
bagnò l’erbe e i fiori dell’umo
5285di là dall’ultima orma


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