Pagina:D'Annunzio - Laudi, II.djvu/117

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SECONDO - ELETTRA

125piangevano, come Ascra per Esiodo,
per Archiloco Paro, per Alceo
Lesbo su l’acque.

Inno di gloria, irràggiati dei raggi
più fulgidi recando all’ansiosa
130moltitudine, accolta nel Teatro
riconsacrato dalla reverenza,
l’imagine del giovine Cantore.
auspice e i testimonii del fatale
suolo ove nacque.

135Alto pel mar duplice ei vien cantando,
il figlio degli Ellèni,
il subitaneo fiore della Madre
Ellade. Ei vien cantando la bellezza
e il dolore dell’Uomo.
140Il genio della stirpe lui conduce,
pervigile. La luce
è la sua legge. E l’orizzonte immenso,
con tutto che la Terra alma produce
volgesi a lui come un divin consenso.

145Saluta, mentr’ei viene, Inno, l’ignita
vetta e il lido aretùside, sospiro


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