e di rugiada nell’alba si coprì.
Vi colse il fiore dell’asfodelo; misti
alle fresche orme vi rinvenne i vestigi 460dei Fabii; v’ebbe a ginocchio il nemico;
vi fu calpesto dai suoi nello scompiglio,
dai cavalieri suoi fuggiaschi, ferito
dall’unghie dure, di polve e sangue intriso,
tremenda impronta, quando del cuore invitto 465impedimento al terrore improvviso
ei fece solo e là, prono, col viso
nella carraia, baciò la madre, vivo
oltre la morte, e nel fragor sinistro
l’urlo supremo della sua Lupa udì.
XVI.
470
O
VERITÀ cinta di quercia, quando
canterai tu per i figli d’Italia,
quando per tutti gli uomini canterai
tu questo canto? L’umano alito mai
più grandemente magnificò la carne 475misera; mai con émpito più grande [Le trasfigurazioni]
l’anima pura vinse il carcame ignavo.
L’onta dell’uomo, il corpo che si lagna
e trema, che ha sonno, che ha sete fame
paura, che ha orrore del suo sangue 480e delle sue viscere, che si salva,